Siamo sempre stati una specie che si confronta. Dai racconti intorno al fuoco alla recensione su TripAdvisor, l’essere umano ha da sempre cercato nel parere dell’altro una bussola per orientarsi nella realtà. Oggi, però, questa dinamica ha assunto proporzioni mai viste prima: viviamo immersi in un flusso costante di opinioni, suggerimenti e guide. Ogni decisione – da dove andare in vacanza a quale serie TV guardare – passa attraverso l’approvazione o la bocciatura di qualcun altro.
Il proliferare di format come recensioni, guide, podcast di consigli e dirette live è il sintomo evidente di questa tendenza. Non si tratta più solo di passaparola: è un’intera infrastruttura digitale costruita per suggerire cosa fare, comprare, visitare o evitare. Esistono recensioni su qualsiasi cosa: ristoranti, automobili, film, libri, hotel, videogiochi, dispositivi tecnologici, e persino su portali di casinò online.
I vantaggi del consiglio collettivo
Da un lato, questo fenomeno ha portato a una democratizzazione delle informazioni: chiunque può raccontare la propria esperienza e aiutare qualcun altro a fare una scelta più consapevole. Le guide online permettono di evitare truffe, di risparmiare tempo e denaro, di scoprire gemme nascoste lontano dai circuiti pubblicitari. I podcast e le dirette social creano community in cui il confronto diventa anche uno spazio di crescita personale o intrattenimento.
In ambito turistico, ad esempio, affidarsi a chi ha già visitato un luogo permette di vivere esperienze più autentiche. In campo tecnologico, le recensioni aiutano a orientarsi in un mercato saturo. Perfino in un settore come quello dei giochi online – dove il rischio e l’informazione giocano un ruolo cruciale – leggere un’opinione dettagliata su un sito o su una slot può fare la differenza tra una scelta consapevole e una deludente.
I rischi dell’eccesso di consigli
Ma c’è anche l’altro lato della medaglia. Delegare ogni scelta al parere altrui può generare insicurezza e dipendenza dal giudizio esterno. Si sviluppa un bisogno quasi compulsivo di “essere guidati”, che porta a procrastinare decisioni semplici per paura di sbagliare. Inoltre, non tutti i consigli sono sinceri o disinteressati: recensioni finte, influencer sponsorizzati e contenuti manipolativi minano la fiducia nell’intero sistema. Il rischio è di perdere l’esperienza diretta, il gusto della scoperta personale, della sperimentazione. Se tutto è già recensito, valutato e raccontato, dove finisce lo spazio per il nostro giudizio?
Un fenomeno antico, oggi amplificato
Il passaggio di consigli da una persona all’altra è tanto antico quanto la società stessa. Le nostre nonne chiedevano dritte alla vicina su come cucinare, i viaggiatori si scambiavano suggerimenti per strada, i lettori si consigliavano romanzi nei circoli culturali. Ciò che cambia oggi non è il gesto, ma la scala e la velocità con cui questo scambio avviene, alimentato da piattaforme digitali che lo rendono globale e istantaneo.
Come sottolineava il sociologo Zygmunt Bauman, «in una società liquida, in cui i punti fermi si dissolvono, l’individuo cerca sicurezza nel confronto con gli altri». In un’epoca in cui l’offerta – culturale, commerciale, sociale – è talmente vasta da disorientare, il parere altrui diventa un’ancora. Confrontarsi serve a validare le proprie scelte, a ridurre l’incertezza, a sentirsi parte di una comunità, anche solo virtuale.
In definitiva, non è il consiglio in sé il problema, ma l’uso che ne facciamo. Se ci affidiamo agli altri per arricchire il nostro punto di vista, attingiamo all’intelligenza collettiva. Ma se lo facciamo solo per paura di sbagliare, rischiamo di perdere autonomia. La sfida, oggi più che mai, è trovare un equilibrio tra ascoltare gli altri e restare fedeli a noi stessi.